Robin Pickering-Iazzi, ed.
Mothers of Invention: Women, Italian Fascism, and Culture.
Minneapolis: University of Minnesota Press, 1995. xxxii + 271 pp.
$26.00 (paper), ISBN 978-0-8166-2651-9; $65.95 (cloth), ISBN 978-0-8166-2650-2.
Reviewed by Silvia Salvatici (University of Florence)
Published on H-Italy (May, 1996)
Costituito da dieci saggi di cui sono autrici studiose provenienti da ambitidisciplinari diversi (letterate, sociologhe, storiche dell'arte), il volumecurato da Robin Pickering-Iazzi analizza alcuni aspetti della produzioneartistico-letteraria italiana degli anni fra le due guerre, sia perdelineare i modelli femminili che il fascismo tende a promuovere attraversodi essa, sia per individuare gli elementi di specificità delle opereprodotte dalle donne. Il titolo--come Pickering-Iazzi spieganell'introduzione--vuole proprio fare riferimento alla duplice prospettivanella quale i saggi intendono complessivamente muoversi. La definizione_Mothers of Invention_, infatti, da un lato si richiama alla figura maternaproposta dal regime in quanto esemplare, divenuta simbolo del piè vastotentativo compiuto dal fascismo di elaborare un modello femminile univoco,speculare alla politica messa in atto in ambiti come il lavoro,l'istruzione, l'assistenza; dall'altro lato _Mothers of Invention_ alludealla capacità mostrata dalle donne di creare modelli differenti e in molticasi contrastanti rispetto a quelli propri della cultura fascista. Nel suoinsieme l'analisi condotta dai saggi contenuti nel volume mira dunque amantenere "the tension between these different notions of women as both thesubjects and objects of invention, and the plurality of female models theyengendered" (p. xi).Nel tentare di ricostruire i prototipi femminili elaborati dalla cultura diregime, l'attenzione dei singoli contributi si sposta dalla propaganda alleopere di letterati ed artisti, alle riflessioni teoriche di uomini comeGiovanni Gentile e Ferdinando Loffredo, mettendo di volta in volta inevidenza le definizioni della differenza fra i generi che queste diversefonti contengono.Mariolina Graziosi ("Gender Struggle and the Social Manipulation andIdeological Use of Gender Identity in the Interwar Years"), prende inanalisi soprattutto la stampa femminile fascista, interpretando le battaglieda essa condotte contro il lavoro extra-domestico come la componenteessenziale del progetto di moralizzazione della società promosso dalfascismo e di cui proprio le donne dovrebbero essere il fulcro. SecondoGraziosi--ma la sua teoria non è nuova nel panorama storiografico suquesti temi--la diffusione del modello della casalinga, sposa e madre deditaesclusivamente alla cure della famiglia, nasce dall'esigenza di offrire unsupporto "ideologico" alla espulsione della manodopera femminile da unmercato del lavoro troppo saturo all'indomani della prima guerra mondiale,ma corrisponde anche al piè complessivo progetto di "moralizzazione"dell'Italia fascista, che trova nella riaffermazione dei valori patriarcaliuno dei suoi elementi di fondo. L'operazione condotta dal fascismo offredunque un'ulteriore dimostrazione di come "redefining gender identityfunctions as the vehicle through which society legitimates its concreteprocess of discrimination, and, in general, its sociopolitical needs" (p.31). Anche nel saggio di Rosalia Colombo Ascari, dedicato a Feminism andSocialism in Kuliscioff's Writings, si tenta di dar conto della "soluzione"proposta dal fascismo alla "questione femminile," analizzandola in rapportoalle posizioni assunte da Anna Kuliscioff all'indomani della marcia su Roma:proprio l'attenzione rivolta al modo in cui Kuliscioff visse personalmentele vicende politiche italiane finisce tuttavia per eclissare il contesto diriferimento, ed alle scelte compiute dal regime si fa solo un rapidoriferimento.L'interesse torna invece a concentrarsi sui prototipi femminili promossi dalfascismo con l'analisi condotta da Lucia Re ("Fascist Theories of 'Woman'and the Construction of Gender") sulle riflessioni di Giovanni Gentile eFerdinando Loffredo, ritenute rappresentative--per quanto fra loroprofondamente diverse--della produzione teorica di questi anni relativaalla donna, alla sua natura e alla sua collocazione nella società. Gentileindividua le differenze fra uomo e donna soprattutto a partire dal pianomorale e spirituale, mentre Loffredo--sulla scorta delle concezionipositiviste di matrice ottocentesca--muove dal presupposto della "naturale"inferiorità della donna rispetto all'uomo, ma entrambi--secondo Lucia Re--forniscono una forte legittimazione teorica alla politiche discriminatoriedel regime e sono alla base di quella costruzione del maschile e delfemminile che è propria dell'Italia fascista. Su questo aspetto torna ancheBarbara Spackman ("Fascist Women and the Rhetoric of Virility"), secondo laquale "no discursive regime so energically enforced compulsoryheterosexuality as did the Fascist regime. Prolific mothers and virile menpeople its imaginary, its rhetoric of virility collapses gender and sex,biologizing both" (p. 100). La rigida distinzione fra i caratteri maschili efemminili--i primi riconducibili alla sfera pubblica ed i secondi a quellaprivata, della casa e della domesticità--non consente trasgressioni, comedimostrano le dure invettive contro l'omosessualità maschile, ma soprattuttocontro le donne "mascolinizzate," poiché hanno abbandonato le funzioni dimogli e di madri per entrare nel mondo della politica, del lavoro, dell'artee della letteratura. Spackman analizza i toni e i motivi con i quali vengonoridicolizzate le "intellettuali" e le "femministe" ripercorrendo laproduzione artistico-letteraria della corrente futurista, oggetto anche delsaggio di Carla Oban ("Women, Futurism, and Fascism"), nel quale si esaminanosoprattutto le diverse componenti della carica misogina di Marinetti e delprimo manifesto futurista.Il quadro ricostruito da queste rapide e circoscritte analisi lasciaemergere, come Pickering-Iazzi sottolinea nell'introduzione, l'incapacitàdimostrata dal fascismo di far confluire i diversi punti di vistanell'elaborazione di un modello femminile unico, scevro da contraddizioni,corrispondente alla definizione di ruoli femminili specifici all'internodella società. Un esempio efficace dei messaggi contrastanti inviati dalregime alle donne e dell'incompatibilità dei ruoli a cui esso le chiama èofferto dal saggio di Mariolina Graziosi, nel quale si mette in evidenzacome la funzione moralizzatrice affidata alla donna, pur nascendo dallanecessità di riaffermare i valori patriarcali, si traduca in unavalorizzazione del soggetto femminile, chiamato a svolgere un ruolo di primopiano nella rioganizzazione fascista della società e dunque divenuto"symbol of Fascist values of abnegation and life's struggle" (p. 27). Ma anche neicasi in cui le posizioni sostenute dal fascismo non producono effetti deltutto contrari ai presupposti di partenza, le contraddittorietà nelle qualiil regime cade finiscono complessivamente per aprire degli spazi attraversoi quali emerge la capacità di reazione delle donne rispetto ai clichéproposti loro dal fascismo.Il rifiuto di una passiva accettazione dei modelli comportamentali promossidal regime viene ricostruito nelle sue diverse espressioni concentrandol'attenzione sulle scrittrici, le giornaliste, le artiste, che ribadirono lapropria distanza dai valori proposti dal fascismo sia con le loro opere, siacon le loro scelte di vita. Pickering-Iazzi sottolinea fra l'altro lavisibilità che intellettuali e artiste ebbero nel panorama culturaleitaliano negli anni fra le due guerre, una visibilità accompagnata dalrilevante successo delle loro pubblicazioni: romanzi, poesie, riviste egiornali firmati da donne trovarono infatti grande diffusione e riuscirono aconquistare una parte consistente del pubblico di massa (p. xix).Al vasto pubblico femminile della media e piccola borghesia è rivolta peresempio la vasta produzione giornalistica di Irene Brin, autrice di numerosiarticoli di moda e costume, pubblicati soprattutto sulla rivista "Ominibus"tra il 1920 e il 1940. Nel ripercorrere alcuni dei motivi conduttori diquesta vasta produzione giornalistica, Maurizia Boscagli ("The Power ofStyle: Fashion and Self-Fashioning in Irene Brin's Journalistic Writing")sottolinea come le riflessioni di Iren Brin sulla moda femminile enfatizzinola futilità e l'artificio, in aperto contrasto con l'esaltazione dellagenuinità e della purezza che invece sta al centro della pubblicisticafascista; il contrasto emerge con piè forza là dove Brin esorta le donne adessere loro stesse artefici della loro immagine, intesa non come semplicecreazione di uno stile personalizzato, ma in quanto espressione dellapropria soggettività.Il motivo della soggettività e delle forme in cui essa viene ad esprimersinegli anni in cui il fascismo chiede alle donne di uniformarsi ad alcunivalori e modelli comportamentali prestabiliti, costituisce peraltro unodegli elementi ricorrenti nei saggi contenuti in
Mothers of Invention,messo in primo piano soprattutto là dove si guarda ad alcune specifichefigure femminili, esaminandone la produzione letteraria ed artistica instretto rapporto con la biografia. Attraverso l'analisi delle poesie scritteda Sibilla Aleramo negli anni del fascismo, per esempio, Fiora Bassanese("Sibilla Aleramo: Writing a Personal Myth") individua i caratteri di unaautorappresentazione che enfatizza i motivi della differenza,dell'esclusività, del proprio modo di essere donna, prendendo le distanzedalla omologazione ai modelli femminili proposti dal regimi; proprio nelconsiderare queste distanze, Bassanese conclude addirittura che "assertingher right to speak, her subjectivity and her identity, she performed ahighly politicized act of resistance to the objectification and silencing ofwomen performed by fascism" (p. 159). Un maggiore spazio viene invecededicato da Emily Braun ("Antonietta Raphaël: Artist, Woman, Foreigner, Jew,Wife, Mother, Muse and Anti-Fascist") a ricostruire il rapporto fra ilpercorso biografico della pittrice e scultrice Antonietta Raphaël e la suaproduzione artistica, considerate entrambe "creazioni" di una personalitàostinatamente sorda rispetto ai valori della domesticità e della maternità.L'attenzione si concentra sulla negazione dei modelli femminili fascistianche nel contributo di Carole Gallucci ("Alba De Céspedes's
There's NoTurning Back: Challenging the New Woman's Future") dedicato ad un romanzo cheebbe grande successo alla fine degli anni Trenta, sia in Italia cheall'estero, _Nessuno torna indietro_ di Alba De Céspedes (Milano, Bompiani,1938). Ambientato in una pensione per sole fanciulle, questo romanzoripercorre l'intreccio delle storie di vita di alcune giovani donne,delineando--come sottolinea Carole Gallucci--uno spettro di figurefemminili che, pur nella differenza dei loro profili, sono tutte distantidai valori fascisti o addirittura in contrasto rispetto ad essi. Ne è unchiaro esempio l'unica figura di madre presente nel romanzo, una giovanedonna non sposata, costretta a vivere lontano dalla figlia e tenere nascostoil suo segreto, mentre rimpiange l'errore commesso e fatica a ritrovare inse stessa lo spirito della maternità; secondo Carole Gallucci, attraversoquesta figura l'autrice del romanzo porta al centro dell'attenzione ilproblema delle ragazze madri, ponendo tuttavia interrogativi che non possonotrovare risposta nella riaffermazione dei sacri valori della famiglia edella maternità sostenuti dal fascismo e dal cattolicesimo.Complessivamente, dunque, il panorama degli aspetti analizzati in
Mothers ofInvention risulta estremamente vario ed eterogeneo, una eterogeneità checerto costituisce una ricchezza, ma che talvolta finisce per tradursi inframmentarietà, mentre si avverte la mancanza di una solida pianificazione,che avrebbe potuto garantire al volume una maggiore coerenza interna ed unapiè limpida articolazione delle sue tesi di fondo. Nonostante la varietàdelle argomentazioni messe in campo, i saggi utilizzano ipotesiinterpretative e prospettive di analisi già patrimonio della storiografia,anche di quella italiana, della quale le autrici mostrano di avere grandepadronanza.
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Silvia Salvatici. Review of Pickering-Iazzi, Robin, ed., Mothers of Invention: Women, Italian Fascism, and Culture.
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